Essere Ingmar Bergman

Chi era Ingmar Bergman? un regista? un filosofo? un uomo di genio? La risposta è semplice, e va oltre una semplice definizione: un Artista, un eletto che scelse il cinema per espandersi oltre i limiti di un corpo, al di là del confini dello sguardo. Il regista svedese fu capace di rappresentare attraverso la pellicola i moti dell’Anima sensibile aperta all’indagine di sé nei confronti della vita e dei suoi rivolgimenti. 
La questione religiosa, l’Amore, la malattia o la Morte furono alcuni fra gli argomenti che Bergman affrontò nel suo cinema. Temi trasfigurati nell’aurea del sogno in una prima fase, e poi, in un secondo momento, enucleati nella purezza dell’immagine e dei particolari, e perfettamente incarnati  in personaggi sempre in fuga da una realtà insopportabile, in soggetti consci di essere inconciliabili con la razionalità, ma avvicinabili  grazie all’incoscienza del proprio lato oscuro. Avvicinabili ma mai del tutto reali, tanto che neanche l’amore, isola felice per molti, poté mai essere rifugio, casa; l’unione tra uomo e donna, infatti, nel suo cinema, fu sempre causa di drammi personali o di morte. Bergman concesse solo all’Arte la possibilità di essere portatrice di salvezza, solo all’approccio infantile nei confronti delle cose di  trasformare ogni ansia vitale in un’opera unica rappresentabile nel proprio inizio e nella propria fine.


E come il passaggio dall’adolescenza all’età adulta rappresenta una messa a fuoco più decisa delle domande che ci si è posti negli anni più acerbi, così nell’immagine filmica del regista si denotò il passaggio tra la prima e la seconda fase della sua vita: se infatti in film come Il Settimo Sigillo (1957) o L’Ora del lupo (1968) , le storie venivano “dipinte” sulla pellicola con la stesse perizia  di un pittore impressionista, già con Persona (1966) Bergman si concentrò maggiormente su una maggiore teatralità del suo cinema, privilegiando non solo l’unità di tempo e luogo, ma facendo protagonisti aggiuntivi dei suoi film le cose stesse, gli oggetti come i pensieri, isolati dal contesto generale e non per questo resi astratti.

Quando il 30 Luglio del 2007 la vita del regista svedese segnò il suo triste epilogo, gli appassionati di cinema ebbero la consapevolezza di come, con lui,  si chiudesse un capitolo fondamentale non solo del cinema del secolo passato, ma dell’Arte in generale. Il Regista Bergman, come l’uomo Ingmar, fu infatti depositario di un dono: incarnare in sé la magia dell’Immaginazione, dell’approccio alla vita tramite il lato segreto della propria anima. 
Ed ancora oggi è difficile non rimpiangere un artista del suo rango.

Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Tempo e spazio non esistono. In un impercettibile attimo di verità l’immaginazione produce il suo filo e tesse nuovi disegni[…] “: con queste parole di Strindberg terminava Fanny & Alexander, con queste carezze è dolce ricordare un angelo che per caso si ritrovò ad essere uomo.
Con queste frasi è importante ricordare un essere umano che ebbe la fortuna, con il suo cinema, di trascendere la miseria di essere semplicemente mortali.

Share:

Categorie

Altri post

graphic design

MARIO SCALZI

Contattami per ogni tuo progetto di graphic design o content creation!

MailWebsite

visita il website di

FAIDENBLASS

Collettivo di artisti analogico-digitali: dalla digital ART all'AI generativa, dalla post-produzione audio-video al webdesign fino alla musica royalty free.

VAI

mandami un messaggio!

Follow Us

©faidenblass.agency 2025

0%